Aprile ci ha regalato giornate ricche di sport, non quello fatto di risultati roboanti ma di quello sport che ti fa credere in un futuro migliore per le generazioni a venire.
A metà Aprile due ragazze si sfidano in un trofeo di scherma, la prima è in grande vantaggio, ma a poche stoccate dalla vittoria si infortuna. L’avversaria Emilia Rossatti, che avrebbe facilmente potuto vincere, indietreggia e aspetta il suono liberatorio della sirena per consegnare a Gaia Traditi la vittoria con un abbraccio pieno di lacrime da entrambe le parti.
Pochi giorni prima, invece, in una bellissima classica corsa di ciclismo, la Gand-Wavelgem, una squadra domina la gara come raramente accade, portando al traguardo in parata due atleti: il poco conosciuto Christophe Laporte e il famoso Wout van Aert. In passato è accaduto diverse volte, soprattutto nei grandi giri, che il leader lasciasse vincere la volata al co-fuggitivo. Ma in questo caso è diverso! Van Aert, pur essendo un ciclista fenomenale - viene da numerosissimi piazzamenti (argento alle olimpiadi, 2 volte ai mondiali sia di Ciclocross che in linea, Sanremo pochi giorni prima) - dai rotocalchi del settore viene raccontato come un atleta in discesa, agli sgoccioli della carriera e avrebbe avuto tanti buoni motivi per rivalersi. E invece no, Van Aert, in volata, alza le braccia e lancia Christophe alla prima grande vittoria per la sua carriera, fregandosene dei titoli dei giornali e di quanto si racconta su di lui!
E, infine, è di pochi giorni fa la storia di Manu Ferrari, vice capitano della nostra squadra di Hockey In-Line. Siamo a Las Palmas per le finali di Coppa Campioni, dopo pochi minuti, nella facile vittoria contro gli Hornets di Londra, Manu prende una bastonata sulla mano. Nel giro di poco al posto della mano si ritrova una zampogna. La gita all’ospedale conferma la prima diagnosi, niente di buono all’orizzonte. Ma c’è da giocare una semifinale, da sfavoriti, contro gli spagnoli padroni di casa. Da buon leader dello spogliatoio Manu si veste e si incerotta l’arto fondamentale in quello sport e gioca. E lo fa senza mai lamentarsi e non lesinando una goccia di sudore. Purtroppo non sarà sufficiente per portare l’unico trofeo mancante nella bacheca della squadra più titolata d’Italia, ma che carisma, che esempio per i suoi compagni!
Insomma, Emilia, Wout e Manu hanno tirato giù l’etica dai libri e l’hanno incarnata in un gesto dal significato rivoluzionario: il successo a tutti i costi non è tutto! La rinuncia in nome di un valore morale soddisfa qualcosa di più profondo. Prova ne è che, le volte in cui diamo retta a questo «qualcosa», ci sentiamo subito meglio!
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Quanta Club
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