Decimo Scudetto per l’HC Milano, Banchero: «E ora vogliamo la Champions»
La Stella. Finalmente, verrebbe da dire: inseguita, voluta, agognata e finalmente conquistata. «Scusate il ritardo», verrebbe da dire, dopo la pausa dell’anno scorso. Ma ci sta, lo sport è anche questo, è saper vincere ma anche saper perdere. E se l’anno scorso in bacheca il titolo tricolore non è entrato, quest’anno è stato fatto spazio per ospitare idealmente lei, la Stella. Dieci scudetti, nessuno come l’HC Milano: «Un percorso fantastico - l’esordio del capitano, Emanuele ‘Uele’ Banchero - personalmente l’ho vissuto benissimo, alla grande. Da subito avevamo capito che potevamo fare qualcosa di importante. Ed effettivamente così è stato».
Per il capitano, poi, era anche una questione personale: «Inizio ad essere un vecchietto (ride, ndr) e quindi non volevo perdermi questo traguardo. Diciamo che mi sono tolto un peso, ci tenevo davvero moltissimo. Ma non si è trattato di un traguardo solo personale: la società ha sempre visto questo come un sogno, una meta da raggiungere, un desiderio. Il desiderio di Umberto, che non dimenticheremo mai».
Umberto, ovviamente, è il ‘Dottore’, il patron Quintavalle venuto a mancare nel 2019 lasciando un vuoto enorme. Vuoto personale, di spessore, morale: «Ci ha trasmesso i suoi valori, per me arrivare a questo risultato finale è un qualcosa di indescrivibile, non riesco a racchiuderlo dietro ad un solo sentimento - prosegue ancora Emanuele - Riki e Claudio (Tessari e Mantese, rispettivamente presidente e direttore sportivo dell’HC Milano, ndr) hanno costruito una squadra incredibile, che non partendo da favorita ha sbancato».
Esatto, come si riesce a vincere non essendo favoriti? «Soffrendo e tirando fuori gli attributi. Abbiamo vinto spesso in situazioni di svantaggio, dove abbiamo dovuto ribaltare le partite; con questo spirito e voglia di reagire, di non mollare mai e portare a casa il risultato finale; e sul lungo periodo questo ci ha premiato. Merito dei giocatori, certamente, ma anche di chi ha costruito la squadra: l‘anno scorso, ad esempio, ci è mancata un po’ di cattiveria realizzativa, che quest’anno abbiamo trovato nel cecchino Martin Fiala».
La convinzione di vincere partita sin da settembre: «Quando abbiamo vinto la Supercoppa Italiana a casa di Vicenza abbiamo capito che qualcosa di bello poteva davvero capitare - ricorda ancora Emanuele Banchero - Martin si è rivelato macchina da gol, ma tutti i miei compagni sono stati davvero straordinari; perché in noi c’era la voglia di riscatto, che ci ha fatto superare anche le molte condizioni difficili di quest’anno; prima il covid, poi gli infortuni a ripetizione, il non poter avere a disposizione il nostro campo... insomma, ce la siamo sudata per bene questa stella».
E ora, come si fa ad andare avanti avendo la pancia piena? «Vincendo la Champions, l’unica cosa che ancora ci manca. Ci abbiamo provato negli anni, sfiorando solo l’impresa. Ora diventa l’obiettivo numero uno, come detto anche da Illo Quintavalle durane la festa di fine anno. D’altronde, in pieno stile ‘Dottore Umberto’, il nostro obiettivo deve essere quello di vincere sempre».
TESSARI: «UNA STELLA PER UMBERTO»
È raggiante, Riki Tessari. Uomo navigato di sport, sa benissimo che tutto si costruisce lentamente: le vittorie, chiaramente, ma anche le rinascite. E quella dell’HC Milano è stata una rapida, rapidissima rinascita, dopo un anno nel quale a primeggiare è stata Vicenza è seguito un successo, un trionfo, una vittoria incredibile. E, di norma, l’ultima dovrebbe essere la più bella: «Vero, anche se ama piace pensare che sia sempre la prossima». Questione di mentalità, insomma: «Esatto. Una mentalità che deve sempre essere vincente, mai sentirsi appagati per quanto raccolto finora».
Di certo, però, qui si va oltre. Perché l’aver cucito la Stella sul petto ha un valore davvero unico e rappresenta un qualcosa di magico: «Per noi simboleggia l’unicità, l’essere stati i primi a ottenerla è estremamente gratificante - precisa ancora Riki Tessari - d’altronde quando si sta al vertice per così tanto tempo e con regolarità, come accaduto a noi nell’ultimo decennio, potrebbe sembrare difficile trovare nuovi stimoli; ma ci siano sempre riusciti, dandoci obiettivi sempre più prestigiosi e sfidanti. E questo è un qualcosa che ci inorgoglisce oltremodo».
E la dedica per il traguardo ottenuto, ovviamente, non può che essere rivolta ad una persona: «Il nostro Presidente per sempre, Umberto Quintavalle. L’ha sognata, ma soprattutto ha disegnato questo progetto, questo percorso che noi abbiano avuto la fortuna e la bravura di portare a termine in questa stagione. Glielo dovevamo».
L’Hockey Milano ha sempre dimostrato di saper trovare nuovi stimoli, anche dopo tanti anni di vittorie: sarà così anche questa volta? «Abbiamo messo assieme una squadra di grande talento, fatta di ragazzi veramente appassionati; quindi non faccio fatica ad immaginare che gli stimoli arriveranno quasi naturalmente -conclude Riki Tessari - il prossimo obiettivo, anzi obiettivi al plurale, sono tutte le manifestazioni alle quali parteciperemo. A Milano si fa tutto sempre con questa mentalità e con la stessa fame di quando abbiamo cominciato».